mercoledì 26 ottobre 2016

Fabio Bonizzoni, clavicembalo, organo, direzione

Fondata nel 1995 da Fabio Bonizzoni come un ensemble vocale e strumentale, La Risonanza è oggi una delle orchestre italiane su strumenti originali di maggior successo internazionale. Ha un organico variabile a seconda dei programmi proposti e collabora talvolta con formazioni corali per programmi di particolare ampiezza. Negli ultimi anni ha concentrato la sua attenzione sulla musica italiana di Handel e, più in generale, sul periodo dei primi decenni del ‘700, senza mai trascurare Johann Sebastian Bach.

Dopo aver registrato vari CD dedicati ad autori quali Frescobaldi, Johann Caspar Kerll, Luigi Rossi, Barbara Strozzi, Giuseppe Sammartini e Franz Joseph Haydn, La Risonanza ha intrapreso la registrazione integrale delle cantate italiane con strumenti di Handel, opere meravigliose che proprio grazie alle registrazioni de La Risonanza, pubblicate dalla casa discografica spagnola Glossa, hanno acquistato la notorietà che si meritano e vengono oggi eseguite molto più frequentemente. Il progetto è stato patrocinato dalla Facoltà di Musicologia dell'Università di Cremona e realizzato anche grazie al sostegno di Fondiaria SAI.
Il mensile Gramophone ha definito questo la registrazione integrale delle cantate italiane “il miglior progetto discografico Handeliano del decennio”.

Fabio Bonizzoni - considerato tra i principali clavicembalisti e organisti della sua generazione – si è diplomato in organo barocco e in clavicembalo al Conservatorio dell’Aia studiando con Ton Koopman.

Dal 2004, dopo aver suonato con le più importanti orchestre barocche dei nostri giorni (Amsterdam Baroque Orchestra di Ton Koopman, Le Concert des Nations di Jordi Savall, Europa Galante), si dedica esclusivamente alle sue attività di solista e direttore, in particolare della sua orchestra “La Risonanza”, con la quale si esibisce regolarmente nelle più importanti sale e nei principali festival di musica antica europei.

E’ inoltre professore di clavicembalo presso il Conservatorio di Musica di Novara e presso il Conservatorio Reale dell’Aia (Olanda). E’ presidente dell’Associazione Hendel, organismo che promuove studi e ricerche sulla musica di Handel in Italia.

lunedì 24 ottobre 2016

Luca Barbareschi, attore

Nasce a Montevideo (Uruguay) il 28 luglio 1956. Il suo debutto avviene a metà degli anni ‘70 al Teatro di Verona come assistente regista nell’Enrico V diretto da Virginio Puecher. Si trasferisce a Chicago dove prosegue, ancora con Puecher, la sua attività come aiuto regista nell’allestimento dell’opera di Offenbach “racconti di Hoffmann. Collabora con la Chicago Lyric Opera Theatre per tre produzioni in qualità di primo aiuto del teatro, poi si stabilisce a New York e qui lavora per un anno agli allestimenti del Metropolitan Opera Theatre sotto la direzione di Frank Corsaro.
Studia per quattro anni a New York con i migliori acting couches di quegli anni: Lee Strasberg, Nicholas Ray (regista di Gioventù bruciata), Stella Adler. 
Nel 1983 produce, scrive e interpreta il film Summertime (regia M. Mazzucco), vincitore ai Festival di Venezia, Sydney, Londra, Annecy, Nizza. Lo stesso anno ottiene il ruolo di protagonista nel film di Nino Marino Un uomo americano (Son of a bitch). Successivamente sceglie Roma come città adottiva. 
Nei suoi trent’anni di intensa e ininterrotta attività, Luca Barbareschi spazia tra teatro, cinema e televisione, ora in qualità di attore, ora in veste di produttore, regista, sceneggiatore o conduttore. 
Fonda una società nel settore informatico, la Glamm Interactive, e, con Nichi Grauso, la Video Online. Crea una casa di produzione, la Casanova. È ideatore e direttore artistico della prime due edizioni del Futurshow di Bologna, fondatore e azionista della Four Point Entertainment, produzione con sede a Los Angeles, per la quale conduce negli anni ‘90 centodieci puntate di That’s amore, show televisivo di enorme successo. Produce più di 500 ore per la Fox in America e per la Think Entertainment a Londra.
La carriera teatrale di Luca Barbareschi comprende oltre trenta spettacoli, nella maggior parte dei quali ricopre il ruolo di protagonista e regista. Attraverso la sua casa di produzione, acquista i diritti di alcune opere di autori ancora poco noti al pubblico italiano; di molte cura personalmente la traduzione, e le porta in scena operando una piccola rivoluzione nel teatro nostrano: Oleanna di D. Mamet; Piantando chiodi nel pavimento con la fronte” di E. Bogosia;, Il cielo sopra il letto di D. Hare, Amadeus di P. Shaffer (uno dei maggiori successi degli ultimi anni, di cui Barbareschi è protagonista, prestigioso allestimento con la regia di Roman Polanski e i costumi del premio Oscar Milena Canonero); Pop Corn – Inferno in diretta di B. Elton; Harry and me – La grande truffa di N. Williams, portato in scena nel 2000 e andato in onda l’anno successivo su Rai Due all’interno del programma Palcoscenico.
Nel 2001 è nominato Direttore Artistico del Teatro Eliseo di Roma per il quale, nel 2002, dirige lo spettacolo Una relazione privata di Philippe Blasband, con Anna Galiena e Fabio Sartor. Nel 2004, infine, è Billy Flynn nella versione italiana del celebre musical Chicago.
Nel 2006 viene scelto come protagonista della versione inglese del musical Chicago e nello stesso anno inizia l'allestimento de Il sogno del Principe di Salina: l'ultimo Gattopardo, liberamente ispirato al romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Nel 2009 c’è il ritorno in teatro con un testo importante che Barbareschi per la prima volta in Italia ha rielaborato in un musical da camera: Il caso di Alessandro e Maria di Giorgio Gaber.  
In televisione partecipa a circa ottanta sceneggiati e a venti varietà. Tra gli impegni più recenti, nel 2004 interpreta, a fianco di Natasha Stefanenko, la miniserie televisiva per la Rai Nebbie e delitti diretta da Riccardo Donna, trasmessa su Raidue. Tra il 2004 e il 2005 gira a fianco di Gérard Depardieu una miniserie per France 2 Télévision dal titolo Les Rois Maudits (La maledizione dei templari) diretta da Josée Dayan. Nel 2007 viene trasmessa la seconda serie di Nebbie e delitti. L’ormai consolidata serie di gialli e le eccellenti critiche, portano la Rai a considerare un cult per la tv Nebbie e delitti e nel 2009 Barbareschi gira la terza serie, con Anna Valle e la regia di Gianpaolo Tescari. Il 2010 segna il ritorno in televisione con uno show controcorrente in 12 puntate su La 7 dal titolo Barbareschi Sciock.
Per il cinema, gira trenta film come protagonista e cinque come produttore. Nel 2002 produce con la Casanova in cooperazione con Rai Cinema il suo secondo lavoro come regista, Il Trasformista, di cui è anche interprete principale. Nel 2007 gira il nuovo film di Tom Twyker The International, con Clive Owen e Naomi Watts, film in concorso nel 2009 al Festival di Berlino. Nel 2012 scrive, produce, gira e interpreta Something good, film che tratta il tema delle sofisticazioni alimentari.
Ha tenuto corsi di recitazione all’Accademia d’arte drammatica “Silvio D’Amico” ed un corso di scrittura creativa alla Luiss Writing School.

Dajana Roncione, attrice

Palermitana, la sua carriera artistica inizia proprio a Palermo, dove frequenta il Teatro Stabile Biondo, debuttando a soli 18 anni nello spettacolo teatrale diretto da Pietro Carriglio Assassinio nella cattedrale di Thomas Stearns Eliot. In seguito si trasferisce a Roma per frequentare l'Accademia D'Arte Drammatica “Silvio D'Amico", dove si diploma nel 2007. In Accademia lavora con registi del calibro di Luca Ronconi, Armando Pugliese, Giancarlo Sepe, Mario Ferrero e anche con registi cinematografici come Michele Placido, che nel 2008 la scritturerà nel suo film Il grande sogno, per il ruolo di Isabella. Dopo l'Accademia Silvio D’Amico, va a New York per   per approfondire gli studi con la coach americana Susan Batson.  
Nel 2006-2007 lavora in teatro per la regia di Andrea Battistini e Luca Barbareschi ne Il sogno del Principe di Salina: l'ultimo Gattopardo, con il ruolo di Concetta. Nel 2008   prende parte al film di Aurelio Grimaldi L'ultimo Re, nel ruolo di Polissena. Nel 2009 viene scritturata nello spettacolo teatrale Il misantropo, diretto da Paolo Zuccari, dove interpreta il ruolo di Celimene. 
In televisione lavora in diverse fiction, tra cui: Il segreto dell'acqua per la regia di Renato De Maria; Il sogno del maratoneta per la regia di Leone Pompucci; Edda Ciano e il comunista: per questa fiction, verrà premiata come attrice emergente con il Premio Efesto d'oro; Il Commissario Montalbano - Una lama di luce per la regia di Alberto Sironi; Il nostro amico Walter Chiari per la regia di Enzo Monteleone; Ben tornato Nero Wolfe per la regia di Riccardo Donna.
Ha lavorato ancora in teatro per la regia di Gabriele Lavia in Tutto per bene di Pirandello e nella commedia americana di Neil Labute Reason To Be Pretty per la regia di Fabrizio Arcuri.
Nel 2016 ha preso parte allo spettacolo Nerone duemila anni di calunnie, tratto dal testo di Massimo Fini, nel quale interpretava il ruolo di Poppea, e ad AMADEUS – Il Concerto, diretto dal maestro John Axelrod su Mozart, nel ruolo della moglie di Mozart Constanze. Ha poi preso parte, sempre nel 2016, allo spettacolo teatrale diretto da
Lorenzo Lavia Il Vero Amico di Goldoni. A Novembre 2016 il debutto in Otello di William Sheakespeare, nel ruolo di Desdemona, per la regia di Paolo Zuccari.

Francesco Bonomo, attore

Laureato al D.A.M.S. dell’Università di Roma Tre con una tesi sul Circo Contemporaneo, ha integrato il suo percorso accademico e teatrale a Parigi presso la Université Paris 8.  
La sua formazione teatrale è eterogenea: in attività seminariali o come attore è stato al seguito di Eugenio Barba e Torgeir Wethal (Odin Teatret), Peter Brook, Michael Margotta, Augusto Omolù, Teatro Potlach, Teatro Tascabile di Bergamo, Thomas Lebart (I.S.T.A.), Circo Darix Togni, Pierpaolo Sepe, Francesco Della Monica, Ernani Maletta, Thomas Ostermeier.
Alcuni dei registi con cui ha lavorato in qualità di attore: Gabrile Lavia, Piero Maccarinelli, Massimo Verdastro, Pino di Buduo, Maurizio Zacchigna, Massimiliano Caprara, Matteo Tarasco, Franco Marzocchi, Fabrizio Arcuri, Paolo Rossi, Lorenzo Lavia, Michele Placido, Valerio Binasco, Henning Brockhouse.
Si confronta con testi e autori classici come L’Avaro e Monsieur de Pourceaugnac di Moliere; Misura per Misura, Romeo e Giulitta, La bisbetica domata, Molto rumore per nulla, Re Lear di Shakespeare; Le Notti Bianche e Il sogno di un uomo ridicolo di Dostoevskij; I Masndieri di Friedrich Schiller; Il vero amico di Carlo Goldoni. 
Sempre come attore lavora a scritture di autori contemporanei come Stoppard, Lina Prosa, Marco Palladini, Letizia Russo, Tim Crouch, Dannis Kally, Natasha Radojcic-Kane. Eric Emmanuel Schmitt.
Ha firmato alcune regie tra le quali: Volkslieder.3 (un’antologia di favole dei fratelli Grimm; Esopus Circus (dalle favole di Esopo); Due allestimenti beckettiani da Giorni Felici e Aspettando Godot; Dentro di Edoardo Rossi Di Fratta; Lo spettacolo di circo contemporaneo Tramudas per il Festival di Teatro Europeo Teatro a Corte; Le Quattro Gemelle di Copi; Un Uomo in Fallimento di David Lescot per un progetto internazionale sostenuto da Istituto di Cultura francese di Atene, Istituto di Cultura francese di Salonicco, Istituto di Cultura italiana di Atene, Ambasciata Greca a Roma; La Paura  dal racconto di Federico De Roberto; DJC Don Juan Club da Mozart-Da Ponte.
In qualità di attore ha preso parte ad alcune serie televisive: R.I.S; Un medico in Famiglia; Donna Detective; Un passo dal cielo; Qualunque cosa succeda. 
Nel 2007 ha vinto il Premio E.T.I. (Ente Teatrale Italiano) come “Miglior Attore Emergente”.

venerdì 21 ottobre 2016

Andreas Frölich, pianoforte

Andreas Frolich studia con Vitaly Margulis e con Pavel Gililov presso le Musikhochschule di Friburgo e Colonia. È vincitore di numerosi concorsi pianistici come il Concorso Internazionale di Vienna e il Concorso Internazionale di Senigallia.
La sua attività concertistica lo ha portato a suonare nelle più importanti sale da concerto in Europa, Sudamerica, Asia, Sudafrica e Australia. È ospite dei più prestigiosi Festival internazionali tra cui il Festival di Salisburgo, il Festival dello Schleswig-Holstein, il Festival di Rheingau, il Festival di Mozart di Würzburg, la Schubertiade a Roskilde e molti altri. Ha suonato come solista con numerose orchestre di fama internazionale tra cui: Wiener Kammerphilarmonie, Salzburg Chamber Soloists, Orchestra Filarmonica di Mosca, Orchestre da Camera di Stoccarda, Monaco di Baviera e “J. Suk” di Praga, Orchestra Beethoven di Bonn, Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, Orchestra Filarmonica di Tallin, Kyimi Sinfonietta, LSO di Maastricht, Radio Sinfonica di Lussemburgo, Orchestra Sinfonica de Bretagne, Orchestra da Camera di Württemberg e molte altre ancora. Andreas Frölich è pianista del noto Mendelssohn Trio di Berlino.
Come camerista ha tenuto inoltre concerti con l'Ensemble di Vienna, formato dalla spalla e dalle prime parti dei Wiener Philharmoniker.
Ha realizzato numerose produzioni radiofoniche per le più importanti emittenti radio tedesche e ha inciso oltre 30 CD per le etichette Emi, BMG, CPO, Koch e Signum, ricevendo molti premi e riconoscimenti. Dal 2006 è titolare della cattedra di pianoforte principale presso la Musikhochschule di Colonia.

Claude Villaret, direttore d'orchestra

Claude Villaret. Nato a Losanna, ha studiato pianoforte e direzione d’orchestra, iniziando ad esibirsi come
solista. Dopo essere stato assistente di B.Haitnik presso la Euyo ed i Berliner Philarmoniker, ha vissuto per alcuni anni in Argentina dove ha fondato l’Orchestra Giovanile Latino americana, con la quale ha esordito presso il Teatro Colon in Buenos Aires. Tornato in Europa, ha vinto il concorso di direzione d’orchestra di Bienna, intraprendendo un’intensa attività concertistica alla guida di Orchestre quali i Berliner Symphoniker, l’Orchestra Sinfonica di Zurigo, il Musikkollegium Winterthur (Switzerland) la Nuova Orchestra di Ginevra (Switzerland) la Filarmonica di Stato di Plovdiv (Bulgaria) l’Orchestra Sinfonica “Dvorak” di Praga, l’Orchestra da camera di Tübingen (Germania) la Filarmonica di Stato di Arad (Romania) e Sibiu (Romania) l’Orchestra Sinfonica di Bahia Blanca (Argentina) l’Orchestra Sinfonica della U.N.T. (Argentina) l’Orchestra Sinfonica di Matanzas (Cuba) l’Orchestra Sinfonica di Stato di Atene. Direttore ospite di orchestre quali Orchestra Sinfonica UNT di Tucuman (Argentina) l’Orchestra Sinfonica Nazionale del Brasile, la Thailand Philharmonic Orchestra di Bangkok guida la Symphony Orchestra KV di Zurich dal 2004 ed è direttore principale ed artistico della TKO-Chamber Orchestra di Thurgau. Ha al suo attivo diverse produzioni operistiche in Svizzera, Romania, Argentina, Austria, Repubblica Ceca ed è invitato come docente in corsi di perfezionamento in Germania, Argentina, Brasile. E’ direttore principale del Festival di Usuhaia (Patagonia).

martedì 11 ottobre 2016

2016_10_31 Accademia d'Archi Arrigoni istituisce corsi di perfezionamento

ANNO ACCADEMICO 2016-2017
da Novembre 2016 a Maggio 2017
L’Accademia d'Archi Arrigoni istituisce, per il presente Anno Accademico 2016/2017, n. 4 Borse di Studio
Scadenza Iscrizioni: 31.10.2016
CORSI DI PERFEZIONAMENTO DI
Violino:
M° Pavel Vernikov
M° Svetlana Makarova
M°Hu Kun
M° Lea Birringer

Viola:
M° Simone Briatore

Per informazioni:
www.accademiadarchiarrigoni.it
Email: info.accademiadarchiarrigoni@gmail.com

ACCADEMIA D’ARCHI “ARRIGONI”
Tel.: 333 / 300.51.64
E-mail: info.accademiadarchiarrigoni@gmail.com
Sito Web: www.accademiadarchiarrigoni.it/
Accademia d’Archi “ARRIGONI”
Piazzale Zotti, 1 33078 San Vito al Tagliamento Pordenone

lunedì 10 ottobre 2016

EMILIO AIMO, tenore

Nato a Mondovì il 18 luglio 1884, il tenore Emilio Aimo studiò a Milano con i maestri Vanzo e Rosati, debuttando al Teatro di Sassuolo nei Pagliacci. Nel gennaio 1913 cantò il ruolo di Folco nell’Isabeau di Mascagni al Teatro Ponchielli di Cremona. L’editore Sonzogno, presente alla recita, lo scritturò nella medesima opera per i teatri di Pisa e di Salò. Nell’opera mascagnana riconfermò il proprio successo al Sociale di Como, ma lo scoppio del primo conflitto mondiale lo costrinse ad interrompere la carriera. Il 18 giugno 1916 partecipò al grande concerto benefico ai Giardini Reali di Torino, accanto ai colleghi Rinaldo Grassi, Vanni Marcoux e Nicola Fasciolo, cantando brani della Gioconda. Nel dicembre del medesimo anno tenne un concerto nella Sala Comunale di Rivarolo (Torino)
     Dopo la guerra, riprese la carriera cantando come protagonista l’Otello di Verdi al Teatro Sociale di Tortona (novembre 1922) e, nel gennaio successivo, al Metastasio di Prato. Poi, del tenore Aimo si perdono le tracce. Sembra che si sia ritirato dalle scene per dedicarsi ad attività di rappresentante di commercio.
     Non abbiamo incisioni di Aimo, né ci aiutano le recensioni troppo scarse per giudicare la sua voce. Ma dovette trattarsi di un tenore drammatico se fu in grado di farsi apprezzare in opere come Pagliacci, Isabeau e Otello. L’unico giudizio sul cantante lo troviamo ne Il Messaggero, che dopo una recita di Isabeau così scrisse: “Non ricordiamo di avere assistito ad un trionfo simile a quello che il numeroso ed intelligente pubblico ha tributato ad Emilio Aimo”.
     Dimenticato da tutti, il tenore si spense il 29 marzo 1963 nella Casa di Riposo di Vicoforte e La Gazzetta di Mondovì diede notizia della sua morte il 6 aprile.

Dalla «Gazzetta di Mondovì», 6 aprile 1963:

Scompare uno dei protagonisti di un fortunato
periodo di vita cittadina ricco di espressioni d’arte
Il tenore EMILIO AIMO

     Nella malinconica ospitalità del suo ultimo rifugio, a Vicoforte, si è spento Emilio Aimo. Aveva 79 anni ma da molto tempo la sua esistenza si era incurvata sotto il peso delle sofferenze e, più ancora, delle sfortune.
     Scompare la popolare e caratteristica figura, bonaria e sorridente, per molti tratti evocativa di una stagione ben diversa dalla nostra. E scompare uno dei protagonisti di quel fortunato periodo di vita cittadina che fu dovizioso di valori in ogni esplicazione d’arte.
     La notizia funerea adduce alla commozione di molti ricordi. Fa riandare a quel primo ventennio del ‘900, ancora caldo di memorie del grandissimo Giambattista Quadrone, che ha avuto tanto spicco grazie ai trionfi internazionali di Domenico Viglione Borghese e di Bartolomeo Dadone, ai felici esordi di pittori quali Guido Montezemolo e Nino Fracchia, al coro di accese speranze destato da quell’acclamato interprete dei repertori verdiani e pucciniani che fu Giuseppe Testa.
     La carriera teatrale di Emilio Aimo ebbe il suo inizio a Milano, alla scuola del maestro Rosati. Aimo superava brillantemente la fase di impostazione razionale delle sue poderose risorse canore, la critica specializzata nel particolare settore lo considerava tra le migliori promesse del teatro lirico italiano. Il debutto, a Sassuolo, coi Pagliacci fu nettamente positivo.
     Nel 1913, mentre Viglione Borghese riconsacrava la sua gran fama nei più grandi teatri del mondo, mentre Testa era acclamato al Regio di Parma, Guido Montezemolo collocava opere sue nelle primarie gallerie europee, Nino Fracchia vinceva il concorso per la decorazione pittorica del monumento nazionale di Marene e Malfatti già si era piazzato con molto onore nel concorso per il monumento ai Mille sullo scoglio di Quarto, Aimo si aggiudicava larghi consensi come interprete dell’Isabeau a Cremona ed a Pisa. Il «Messaggero» scriveva testualmente: «Non ricordiamo di aver assistito ad un trionfo simile a quello che il numeroso ed intelligente pubblico ha tributato ad Emilio Aimo».
     Fra i tanti successi del nostro amico ricordiamo quello conseguito in una memorabile edizione di Gioconda al Giardino Reale di Torino, sotto un cielo trapunto di stelle e in un’atmosfera di suggestioni e di entusiasmo.
     Vennero poi gli anni della guerra, le ore impegnative per la grande e tragica partita che i politici e i militari avevano decisa e i cui ben meritati frutti, irrorati da fanti generosi ed eroici sacrifici, gli stessi alleati in parte ci defraudarono.
     Nella vita di Emilio il destino subì una diversione ingenerosa. Le ugole d’oro sono insidiate da circostanze assolutamente imprevedibili, crudeli, fortuite. Quando il maleficio si compie i beniamini delle folle sono ridotti alla segregazione da quel mondo brillante che li aveva lusingati, dando loro tanti onori e tante emozioni.
     Però esiste attorno a loro, anche se talvolta invisibile, un alone di affetti e di simpatie. Quanti dagli artisti ricevettero il dono di ore serene, di evocazioni moderatrici delle inquietudini e affinatrici dell’animo, serbano gratitudine.

     Così è stato per Emilio Aimo sin che visse, così sarà ancora. (m. p.)

DOMENICO VIGLIONE BORGHESE, baritono

Domenico Viglione nacque a Mondovì Piazza il 5 luglio 1877. Studiò canto a Milano, dove frequentava la facoltà di veterinaria (poi abbandonata), e successivamente al Conservatorio di Pesaro, allora diretto da P. Mascagni, sotto la guida di L. Leonese. Aggiungendo al proprio cognome quello della madre (Borghese), debuttò a Lodi, nel 1899, quale Araldo nel Lohengrin, passando poi a Bologna (Teatro Duse, Lohengrin), Torino (Teatro Balbo, protagonista della novità Atal-Har di Dall’Olio) e Bergamo (Valentino nel Faust). Insoddisfatto dei propri esordi operistici, emigrò in America, svolgendo varie attività, anche umili, a San Francisco. Ascoltato occasionalmente da Enrico Caruso, fu indotto dal celebre tenore a riprendere la carriera e, nel 1905-06 cantò in Messico nella compagnia diretta da Luisa Tetrazzini. Successivamente si esibì in Sud America nella compagnia Scognamiglio. 
Rientrato in Italia, si affermò con grande successo al Teatro Regio di Parma nel 1907 come Amonasro in Aida. Cantò poi nei principali teatri italiani, spagnoli e argentini, in un ampio repertorio comprendente Rigoletto, Trovatore, Otello, Gioconda, La Wally, Pagliacci, Tosca. Nel 1910 debuttò alla Scala nell’Africana e nel 1911 cantò per la prima volta la Fanciulla del west al Teatro Grande di Brescia, facendo del personaggio dello Sceriffo il proprio capolavoro d’interprete vocale e drammatico, ammirato dallo stesso Puccini, che in una dedica lo definì “principe degli Sceriffi”. In questo ruolo trionfò nei più importanti teatri, tra cui il San Carlo di Napoli e l’Opéra di Parigi (1912), il Liceo di Barcellona (1915), il Regio di Torino (1924), la Scala (1930), l’Opera di Roma (1940).
     Secondo la definizione di Eugenio Gara, Viglione Borghese ebbe voce «sonora, gagliarda, “cattiva”, adatta ad esprimere soprattutto l’odio, il furore, la sete di vendetta, tutto ciò che è scritto nelle sacre tavole della religione dei baritoni». Fu molto apprezzato per le qualità sceniche (il suo viso era per natura una maschera mobilissima) e per l’incisività dell’accento: doti che, unite alla voce bella e di grandissimo volume, fecero del baritono monregalese uno degli artisti più apprezzati della prima metà del ‘900. Ritiratosi dalle scene nel ’40 (Fanciulla del west all’Opera di Roma), si dedicò per una decina d’anni all’attività cinematografica, prestando la sua abilità di attore caratterista a una ventina di pellicole, tra cui Piccolo mondo antico, Giacomo l’idealista, Il cielo sulla palude, Il mulino del Po e Il diavolo in convento. Scrisse anche un sapido volume di memorie (Due ore di buonumore).
     Morì a Milano il 26 ottobre 1957. Riposa nella tomba di famiglia nel cimitero di Mondovì.

Dalla «Gazzetta di Mondovì», ottobre 1957:

La morte del baritono Comm. Domenico Viglione Borghese

     E’ giunta da Milano, dove Egli in questi ultimi anni aveva insegnato arte scenica al Conservatorio Musicale, la cara spoglia del baritono comm. Domenico Viglione Borghese, per essere inumata nella tomba di famiglia nel cimitero di Mondovì.
     Il baritono Domenico Viglione Borghese certamente rappresenta un punto fermo nella storia dell’interpretazione musicale non solo per le  eccezionali sue possibilità canore che lo posero subito in primo piano fra i cantanti del suo tempo ma anche per la dolcezza timbrica del suo bel canto, e soprattutto per la liricità delle sue interpretazioni sceniche, che fecero di lui non semplicemente un buon baritono, ma un ottimo interprete, un geniale artista.
     E queste sue virtù sceniche Egli coltivò, anche più tardi, quando, ritiratosi dalla lirica, calcò i teatri di posa in riuscitissime interpretazioni cinematografiche.
     Bizzarra fu la sua vita d’artista, ce la racconta egli stesso in un libretto autobiografico, senza ostentazioni, forse con amare riflessioni, a volte, che ci dicono l’animo suo sensibile e buono, aperto ai dolori e alle gioie della vita.
     Studente fu sbarazzino e spensierato, come tutti gli studenti di scuole d’arte di quel roseo e facile fine Ottocento, bohèmien un po’ sul serio un po’ per posa, come tutti,. con una nera e fluente capigliatura al vento, uno spartito sotto il braccio, tanti sogni che per Lui a poco a poco dovevano divenire realtà. Ed eccolo poi, applauditissimo sempre, in Europa e in America, ora Rigoletto insuperato, ora inimitabile Scarpia, ora Cristoforo Colombo…
     Puccini gli dedicò lo spartito della «Fanciulla del west» chiamandolo il miglior Sceriffo, e al suo nome non si lega questo solo debutto!
     Egli amava Mondovì, la sua città natale. Ogni anno veniva dalla fragorosa Milano su a Piazza, a riposare lo spirito. E chi non lo ricorda con la chioma bianca e fluente su quel meraviglioso proscenio di Piazza Maggiore, fermarsi a stringer mani, e a salutare con largo gesto, direi sacerdotale, o seduto in Belvedere, o più giù in Piazza d’Arme guardare, quasi assorto in chissà quali melodie, la sua terra, ricca di ombre e di colori!
     Ora Egli è morto: al rimpianto della città natale si unisce il nostro e di quanti Lo ammirarono e Gli vollero bene. (m.a.a.)

MARY D’ARNEIRO, soprano

Nata a Mondovì l’8 ottobre 1871, Mary d’Arneiro si chiamava in realtà Maria Clotilde Gigli e faceva parte di una famiglia di origine senese. 
Fu adottata dal musicista e diplomatico portoghese José Augusto Ferreira Veiga, visconte d’Arneiro (1838-1903), autore di diverse opere liriche, che avviò Mary allo studio del canto e la fece debuttare nel 1891 al S. Carlo di Lisbona nel Faust diretto da L. Mancinelli. L’anno seguente il soprano esordì in Italia al Garibaldi di Palermo, protagonista della Loreley di Catalani diretta da A. Toscanini. Nel 1896, dopo una recita di Loreley a Novara, fu segnalata come “artista di serio valore, intelligentissima, piena di passione, fedele al testo, voce splendida, calda, simpaticissima, estesa, fuor dal comune”. 
Seguì una prestigiosa carriera non soltanto in Italia (nel 1905 fu Agata nel Franco cacciatore alla Scala),  ma anche all’estero: in Messico (Aida, Ugonotti, Trovatore), a Varsavia (Aida, Don Giovanni), Montecarlo (Otello, con F. Tamagno), Buenos Aires (Regina di Saba, con Caruso e diretta da Toscanini, Lohengrin, Otello), Odessa (Gioconda, Mefistofele, Ugonotti, Tosca), Valencia (Lohengrin, Aida, Cavalleria rusticana), Madrid (Don Giovanni, Aida, Lucrezia Borgia, Dannazione di Faust), Lisbona (Fedora). 
Chiuse la carriera nel 1911, al Teatro Apollo di Roma, cantando Fedora.
Morì il 13 ottobre 1959, dimenticata da tutti, nella sua villa di Loano e fu sepolta a Sanremo, accanto al padre adottivo

ANNETTA CASALONI, mezzosoprano-contralto

L’unica creatura nata a Mondovì Piazza il 13 dicembre 1826, come risulta dal registro battesimale, risponde al nome di Casalone Anna Maria Joanna, figlia di Silvestro e di Anna Vacca. Casaloni è dunque un nome d’arte e Annetta il diminutivo di Anna Maria: lievi modifiche imposte probabilmente da un impresario, preoccupato di dare alla giovane un nome che “suonasse bene”.
     Nata a Piazza, la Casaloni si trasferì verso i vent’anni a Milano per studiare canto con il m° Panizza e debuttò alla Scala in Cenerentola di
Rossini nella stagione di quaresima del 1848. L’anno seguente ottenne una folgorante affermazione a Londra quale Pierotto nella donizettiana Linda di Chamounix; in quell’occasione il corrispondente della Gazzetta Musicale di Milano così scrisse: “A. Casaloni eseguì la sua prima canzone con arte somma, con sorprendente perizia, né fu minore a se stessa nelle altre parti dell’opera; non solo rifulse come attrice animatissima, ma come cantante squisita”.
     Nel settembre 1850 Verdi l’ammirò al Teatro Carcano di Milano quale Federica nella Luisa Miller e la scelse, l’anno seguente, per creare il ruolo di Maddalena nel Rigoletto alla Fenice di Venezia. Nonostante la carriera brillante, che la portò per una ventina d’anni nei più importanti teatri italiani ed europei, nel Nord e nel Sud America, la Casaloni cantò una sola volta a Torino, al Teatro Regio nel gennaio 1861, in uno dei ruoli più congeniali alla sua voce di autentico contralto: l’Azucena del Trovatore (opera in cui trionfò anche al Carlo Felice di Genova nel marzo dello stesso anno)
     Bella donna, dotata di “voce robusta, che modula con grande maestria” (come riferisce un critico del tempo), abilissima attrice (“sovente con il solo gesto strappa l’applauso”), ebbe in repertorio Gli Ugonotti e Il profeta di Meyerbeer, la Lucrezia Borgia di Donizetti, Semiramide, Cenerentola, Barbiere di Siviglia e Italiana in Algeri di Rossini, Orfeo ed Euridice di Gluck.
     Nella sua città natale tenne vari concerti benefici, come quello al Teatro Sociale di Mondovì Piazza, il 31 marzo 1862, durante il quale si esibì insieme ad alcuni dilettanti.
     Dopo il ritiro dalle scene, la Casaloni andò a Roma per insegnare canto alla Scuola della Confederazione Teatrale di Musica e si trasferì poi a Torino, in un alloggio di piazza Vittorio Veneto 1, dove visse fino alla morte, avvenuta il 7 gennaio 1915.
     Anche nella capitale piemontese fu apprezzata come maestra di canto. Ancora pochi giorni prima della sua scomparsa, la cantante (come riferisce un articolo pubblicato il 9 gennaio 1915) aveva impartito alcune lezioni ad una sua allieva prediletta. Si trattava, quasi certamente, di Claudia (destinata a diventare la “divina” Claudia Muzio) impegnata in quel periodo al Teatro Regio di Torino nel ruolo wagneriano di Sieglinde.

Da «Provincia Granda», 22 settembre 1989:

(…) Un pizzico di fortuna, o meglio una “soffiata” provvidenziale dell’amico Aldo Crosetti, mi ha portato a conoscere l’ultima parente di Annetta Casaloni, la prof.ssa Bianca Fantini, insegnante di pianoforte, che vive a Breo, in via Sant’Agostino, sopra la farmacia Balbo.
     Dapprima titubante, l’anziana e vispa signorina si rivela ben presto un’amabile conversatrice, ben lieta di fornire tutte le notizie in suo possesso e di tirare fuori da un vecchio cassetto  alcune fotografie ingiallite (preziosi dagherrotipi) e vari ritagli di giornali.
     «Guardi – mi dice “tòta Bianca” – in queste tre fotografie è ritratta la Casaloni, in una è con un bambiuno, forse suo figlio.»
     - Chi è, per lei, Annetta Casaloni?
     «Mia nonna, che abitava a Bastia, era nipote della Casaloni e mi parlava sovente di questa grande cantante che, di tanto in tanto, era andata a trovare i parenti a Bastia, dando saggio, ogni volta, della propria arte. Le foto sono poi passate a mia madre e adesso le ho qui, in mezzo ad altri vecchi ricordi.»
     - Lo sapeva che, in realtà, si chiamava Casalone?
     «No, però ora capisco perché un giornale di fine Ottocento, La Sentinella delle Alpi, ricorda la figura di un certo Carlo Casalone, con la e finale, distintosi in una battaglia del Risorgimento. Sapevo che era il fratello della Casaloni,  ma pensavo che la e fosse dovuta a un errore di stampa.»
     - E’ contenta che si dedichi il Premio “L’opera” alla Casaloni?    

     «Certo. Quando si parla di cantanti monregalesi, si fa solo e sempre il nome del baritono Viglione Borghese, grandissimo artista. Ma non dimentichiamo, però, che qui è nata anche la Casaloni, una delle cantanti preferite da Giuseppe Verdi. Era ora che qualcuno ne parlasse: grazie.» (Bruno Baudissone)

TERESA DE GIULI BORSI, soprano

Figlia di un militare piemontese, Maria Teresa Pippeo nacque a Mondovì il 26 ottobre 1817. Educata in un collegio di Torino, imparò a suonare il clavicembalo, ma non si dedicò al canto perché priva di voce. Verso i 18 anni una grave malattia le lasciò in eredità una bella voce, per cui si dedicò al canto a Torino con il m.° Manzocchi e a Milano con A. Mazzuccato. Dopo aver sposato l’appaltatore teatrale Antonio Borsi di Lugo ed aver debuttato con il nome d’arte di Teresa De Giuli Borsi al Teatro Re di Milano, si perfezionò a Bologna con L. Ronzi.
     Il debutto nel teatro milanese avvenne nel 1839 con Elisa e Claudio di Mercadante e con la difficilissima Beatrice di Tenda di Bellini. Dopo essersi esibita  a Venezia, Trieste, Reggio Emilia e Parma, nel 1842 interpretò il Nabucco alla Scala di Milano. E’ noto che prima interprete femminile del Nabucco verdiano, la sera del 9 marzo 1842, fu Giuseppina Strepponi, amica e protettrice del giovane compositore e sua futura moglie; ma non dobbiamo dimenticare che, nelle 8 recite in cui fu protagonista, la Strepponi ebbe un semplice successo di stima e non pochi critici ne sottolinearono l’inadeguatezza alla parte. Strepitoso fu invece il successo  ottenuto nell’estate successiva, sempre alla Scala, dalla nuova Abigaille: per 57 sere (numero strabiliante di recite, anche per quei tempi) Teresa De Giuli diede anima e voce al personaggio della folle principessa, meritandosi l’entusiasmo dello stesso Verdi, che così ne parlò in una lettera del settembre 1842: “(la De Giuli) ha superato anche le mie aspettative. Ella ha destato fanatismo nel Nabucodonosor”. Nell’aprile 1843 la De Giuli fu ancora eccellente interprete di Abigaille a Vienna e non dobbiamo dimenticare che nel Nabucco andato in scena qualche giorno dopo a Parma i dirigenti del teatro avrebbero voluto lei come protagonista, ma Verdi riuscì ad imporre (pagando un debito di riconoscenza) la Strepponi, che nel frattempo si era rinfrancata vocalmente. Nel 1849 Verdi, che prediligeva la sua voce, scrisse per la De Giuli la parte di Lida nella Battaglia di Legnano e nella intenzione del maestro la nostra cantante sarebbe stata anche la prima Gilda nel Rigoletto se una serie di circostanze non lo avesse costretto a scegliere Teresa Brambilla.
     La cantante monregalese non fu soltanto una delle più accreditate interpreti verdiane (oltre alle opere citate cantò Ernani, Luisa Miller, Rigoletto, Vespri siciliani e Macbeth), ma emerse in tutto il repertorio romantico di soprano drammatico d’agilità, passando dalla Beatrice di Tenda del debutto alla Lucia di Lammermoor, dai Puritani alla Norma (due opere, queste, che cantò anche al Regio di Torino), dall’Assedio di Corinto al Marin Faliero.

     Dotata di voce estesa ed espressiva, sorretta da ottima agilità, trionfò nei principali teatri italiani e in varie città straniere, fra cui Pietroburgo. Ritiratasi dalla vita artistica all’inizio degli Anni Sessanta, morì a Napoli  il 18 novembre 1877, dopo aver avviato alla carriera di mezzosoprano la figlia Giuseppina, che calcò le scene dal 1870 al 1890.

sabato 8 ottobre 2016

Stefano Meo, baritono

Giovane baritono dotato di un’imponente presenza scenica e di una voce scura e grintosa, figlia della grande tradizione baritonale novecentesca, Stefano Meo è particolarmente apprezzato anche per l’eccezionale padronanza e duttilità vocale che lo fa spaziare dai ruoli più drammatici del melodramma a ruoli più lirici e romantici.
Inizia i studi di canto nel 1997 con il soprano Anna Maria Ferrante, docente nel Conservatorio G.Verdi di Milano, e successivamente con il baritono Maurizio Scarfeo presso il Conservatorio S. Cecilia di Roma, il baritono Giovanni Ciminelli. Oltre agli studi presso il Conservatorio di Roma è stato seguito privatamente da Silvano Carroli, a cui deve il suo bagaglio tecnico.
Attualmente si sta perfezionamendo sotto la guida dei Maestri Ermelinda Magnetti e Andrea  Snarsky.
Nel 2001 ha debuttato come baritono solista al Teatro Valle di Roma nel concerto indetto dalla Mondadori Editore, per la presentazione del libro “Fratelli d’Italia” alla presenza delle alte cariche dello stato e della televisione nazionale.
Nel 2002 ha partecipato a numerosi concerti con accompagnamento pianistico nelle università Salesiane di Roma per diffondere la cultura dell’Opera italiana con il Maestro G. Arrigo.Vince il “Premio Giovani” come miglior baritono emergente al concorso internazionale “Mario Lanza” di Tocco da Casauria. Premio consistente in una borsa di Studio per Accademia Lirica di Sulmona.
Nel 2003 ha debuttato come baritono solista, al fianco del Soprano Virna Sforza, nella “Mass for Peace” di Pelosi eseguita nell’Auditorium dell’Accademia di S. Cecilia alla presenza di alte cariche dello stato e della radio nazionale. Frequenta l’Accademia Lirica di Sulmona sotto la guida del Tenore Gianni Raimondi.
Nel 2002 vince il Premio Giovani come miglior baritono emergente al Concorso internazionale “Mario Lanza”, grazie a cui accede ad un corso di perfezionamento presso l’Accademia lirica di Sulmona con i docenti Gianni Raimondi e Mirella Freni.
Nel 2003 debutta nella “Mass for Peace” di L. Pelosi, eseguita nell’Auditorium dell’Accademia di Santa Cecilia e in diretta sulle emittenti di Radio Vaticana. 
Nel 2004 comincia un’intensa collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma dove debutta nella Marie Victoire, nella Tosca e nel Don Carlo.
Vince, il concorso nazionale di Pistoia per il ruolo di Michele nel Tabarro di G. Puccini, che debutta presso il Teatro Manzoni della medesima città. In occasione di questa sua performance, viene invitato a debuttare Scarpia in Corea del Sud, presso il Sung-San Art Hall di Chang-won.
Nel 2005 è il Mandarino nella Turandot di G. Puccini e Alessio in Sonnambula al Teatro dell'Opera.
Nel 2006 riprende Scarpia in una Tosca organizzata dal Vicariato di Roma ed eseguita nel Chiostro del Bramante, con costumi storici del Teatro Costanzi. Esegue poi Un segreto d’ importanza di S. Rendine, diretta dal M° M. Conti. Debutta in seguito Escamillo in Carmen, che l’Opera di Roma organizza in forma di concerto in occasione della serata Telethon presso l’Università di Tor Vergata.
Nel 2007 è Sulpice ne La fille du régiment all’Opera di Roma con l’allestimento di F. Zeffirelli.
Nel 2009 è la voce solista nel balletto Les Biches di F. Poulenc diretto dal M° D. Coleman e debutta il ruolo del protagonista nel Gianni Schicchi prodotto dall’Accademia Lirica S. Croce di Trieste, patrocinata dal Teatro Verdi di Trieste.
Nel 2010 è Scarpia a Pavia ed è ospite a Shanghai per un concerto patrocinato da Roma Capitale nell’ambito dell’Expo Mondiale, nel Padiglione Italia. Sempre a Shanghai debutta Amonasro.
Nel 2011 è Gianni Schicchi presso la Damascus Opera House, diretto dal M° Al Halabi e per la regia di Vivien Hewitt e per un concerto di Gala dedicato a Giacomo Puccini, diretto dal M° Al Halabi.
Nel 2012 è Escamillo al Teatro Traiano di Civitavecchia, debutta la Messa di Requiem di G. Verdi con la Corale Giuseppe Verdi di Ostiglia e riprende la Tosca a San Benedetto del Tronto, in uno storico allestimento con le scene di G. Quaranta. Debutta Alfio nella Cavalleria Rusticana per il Festival Leoncavallo a Montalto Uffugo, e Rigoletto all’Art Center di Seoul per la BESETO Opera Company, diretto dal M° Marco Balderi.
Ha partecipato alla registrazione della Prima Raccolta Integrale della Musica per la Ritualità Massonica di W.A. Mozart realizzata dalla casa discografica Phoenix Recordings. 
Nel 2013, al Teatro dell’opera di Malta, è nuovamente Alfio nella Cavalleria Rusticana, mentre ad aprile è stato Tonio nei Pagliacci. In estate è stato impegnato in una tournée de I Pagliacci nonché in due produzioni di Traviata.
In dicembre ha debuttato nei Carmina burana con l’Orchestra e il coro del Teatro dell’Opera di Roma, diretti dal M° R. Gabbiani.
Nel 2014 ha partecipato alla produzione della Manon Lescaut al Teatro dell’Opera di Roma diretto dal M° Riccardo Muti. E’ Amonasro al Seoul Art Center.
Nel 2015 è Amonasro alla Cairo Opera House, Rigoletto al Luglio musicale trapanese, ed esegue un concerto al fianco di Roberto Alagna al Palais des Festivals de Cannes.
Nel 2016: concerto al Teatro di Kiel; Rigoletto ad aprile/maggio a Busseto con il Teatro Regio di Parma e a novembre al Teatro Verdi di Trieste. La prossima estate sarà Amonasro in Aida allo Sferisterio di Macerata.
Ha lavorato con Direttori d’orchestra quali R. Muti, N. Santi, G. Gelmetti, B. Campanella, M. Conti, S. Mercurio, S. Seghedoni, Al Halabi, M. Panni, M Balderi, A. Lombard e al fianco di artisti quali Alberto Gazale, Ferruccio Furlanetto, Francisco Casanova, Giuseppe Giacomini, Walter Fraccaro e Giovanna Casolla.
Ha partecipato alla produzione dell’opera “Marie Victoire” presso il Teatro Costanzi in Roma come Cover di tre dei principale ruoli.
Vedi anche http://www.ouverture.net/stefanomeo.html

Stefano Meo, baritono

Giovane baritono dotato di un’imponente presenza scenica e di una voce scura e grintosa, figlia della grande tradizione baritonale novecentesca, Stefano Meo è particolarmente apprezzato anche per l’eccezionale padronanza e duttilità vocale che lo fa spaziare dai ruoli più drammatici del melodramma a ruoli più lirici e romantici.
Inizia i studi di canto nel 1997 con il soprano Anna Maria Ferrante, docente nel Conservatorio G.Verdi di Milano, e successivamente con il baritono Maurizio Scarfeo presso il Conservatorio S. Cecilia di Roma, il baritono Giovanni Ciminelli. Oltre agli studi presso il Conservatorio di Roma è stato seguito privatamente da Silvano Carroli, a cui deve il suo bagaglio tecnico.
Attualmente si sta perfezionamendo sotto la guida dei Maestri Ermelinda Magnetti e Andrea  Snarsky.
Nel 2001 ha debuttato come baritono solista al Teatro Valle di Roma nel concerto indetto dalla Mondadori Editore, per la presentazione del libro “Fratelli d’Italia” alla presenza delle alte cariche dello stato e della televisione nazionale.
Nel 2002 ha partecipato a numerosi concerti con accompagnamento pianistico nelle università Salesiane di Roma per diffondere la cultura dell’Opera italiana con il Maestro G. Arrigo.Vince il “Premio Giovani” come miglior baritono emergente al concorso internazionale “Mario Lanza” di Tocco da Casauria. Premio consistente in una borsa di Studio per Accademia Lirica di Sulmona.
Nel 2003 ha debuttato come baritono solista, al fianco del Soprano Virna Sforza, nella “Mass for Peace” di Pelosi eseguita nell’Auditorium dell’Accademia di S. Cecilia alla presenza di alte cariche dello stato e della radio nazionale. Frequenta l’Accademia Lirica di Sulmona sotto la guida del Tenore Gianni Raimondi.
Nel 2002 vince il Premio Giovani come miglior baritono emergente al Concorso internazionale “Mario Lanza”, grazie a cui accede ad un corso di perfezionamento presso l’Accademia lirica di Sulmona con i docenti Gianni Raimondi e Mirella Freni.
Nel 2003 debutta nella “Mass for Peace” di L. Pelosi, eseguita nell’Auditorium dell’Accademia di Santa Cecilia e in diretta sulle emittenti di Radio Vaticana. 
Nel 2004 comincia un’intensa collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma dove debutta nella Marie Victoire, nella Tosca e nel Don Carlo.
Vince, il concorso nazionale di Pistoia per il ruolo di Michele nel Tabarro di G. Puccini, che debutta presso il Teatro Manzoni della medesima città. In occasione di questa sua performance, viene invitato a debuttare Scarpia in Corea del Sud, presso il Sung-San Art Hall di Chang-won.
Nel 2005 è il Mandarino nella Turandot di G. Puccini e Alessio in Sonnambula al Teatro dell'Opera.
Nel 2006 riprende Scarpia in una Tosca organizzata dal Vicariato di Roma ed eseguita nel Chiostro del Bramante, con costumi storici del Teatro Costanzi. Esegue poi Un segreto d’ importanza di S. Rendine, diretta dal M° M. Conti. Debutta in seguito Escamillo in Carmen, che l’Opera di Roma organizza in forma di concerto in occasione della serata Telethon presso l’Università di Tor Vergata.
Nel 2007 è Sulpice ne La fille du régiment all’Opera di Roma con l’allestimento di F. Zeffirelli.
Nel 2009 è la voce solista nel balletto Les Biches di F. Poulenc diretto dal M° D. Coleman e debutta il ruolo del protagonista nel Gianni Schicchi prodotto dall’Accademia Lirica S. Croce di Trieste, patrocinata dal Teatro Verdi di Trieste.
Nel 2010 è Scarpia a Pavia ed è ospite a Shanghai per un concerto patrocinato da Roma Capitale nell’ambito dell’Expo Mondiale, nel Padiglione Italia. Sempre a Shanghai debutta Amonasro.
Nel 2011 è Gianni Schicchi presso la Damascus Opera House, diretto dal M° Al Halabi e per la regia di Vivien Hewitt e per un concerto di Gala dedicato a Giacomo Puccini, diretto dal M° Al Halabi.
Nel 2012 è Escamillo al Teatro Traiano di Civitavecchia, debutta la Messa di Requiem di G. Verdi con la Corale Giuseppe Verdi di Ostiglia e riprende la Tosca a San Benedetto del Tronto, in uno storico allestimento con le scene di G. Quaranta. Debutta Alfio nella Cavalleria Rusticana per il Festival Leoncavallo a Montalto Uffugo, e Rigoletto all’Art Center di Seoul per la BESETO Opera Company, diretto dal M° Marco Balderi.
Ha partecipato alla registrazione della Prima Raccolta Integrale della Musica per la Ritualità Massonica di W.A. Mozart realizzata dalla casa discografica Phoenix Recordings. 
Nel 2013, al Teatro dell’opera di Malta, è nuovamente Alfio nella Cavalleria Rusticana, mentre ad aprile è stato Tonio nei Pagliacci. In estate è stato impegnato in una tournée de I Pagliacci nonché in due produzioni di Traviata.
In dicembre ha debuttato nei Carmina burana con l’Orchestra e il coro del Teatro dell’Opera di Roma, diretti dal M° R. Gabbiani.
Nel 2014 ha partecipato alla produzione della Manon Lescaut al Teatro dell’Opera di Roma diretto dal M° Riccardo Muti. E’ Amonasro al Seoul Art Center.
Nel 2015 è Amonasro alla Cairo Opera House, Rigoletto al Luglio musicale trapanese, ed esegue un concerto al fianco di Roberto Alagna al Palais des Festivals de Cannes.
Nel 2016: concerto al Teatro di Kiel; Rigoletto ad aprile/maggio a Busseto con il Teatro Regio di Parma e a novembre al Teatro Verdi di Trieste. La prossima estate sarà Amonasro in Aida allo Sferisterio di Macerata.
Ha lavorato con Direttori d’orchestra quali R. Muti, N. Santi, G. Gelmetti, B. Campanella, M. Conti, S. Mercurio, S. Seghedoni, Al Halabi, M. Panni, M Balderi, A. Lombard e al fianco di artisti quali Alberto Gazale, Ferruccio Furlanetto, Francisco Casanova, Giuseppe Giacomini, Walter Fraccaro e Giovanna Casolla.
Ha partecipato alla produzione dell’opera “Marie Victoire” presso il Teatro Costanzi in Roma come Cover di tre dei principale ruoli.
Vedi anche http://www.ouverture.net/stefanomeo.html