Oltre a custodire tesori d’arte nell’ambito dell’architettura, della scultura e della pittura, la Basilica di S. Petronio può vantare una tradizione musicale di prima grandezza, in virtù della quale essa è annoverata fra le istituzioni ecclesiastiche più rilevanti per la storia della musica europea.
Risale al 1436 la bolla del papa Eugenio IV nella quale si istituisce una schola cantorum regolata da un «maestro del canto» al fine di assicurare il giusto decoro ai riti officiati nel massimo tempio civico bolognese: essa costituì il primo nucleo della Cappella musicale, la cui primitiva struttura comprendeva solamente il maestro e un gruppo di cantori; dal 1449 essi furono affiancati da un organista, mentre la presenza di altri strumentisti nell’organico stabile è registrata a partire dal 1560.
Fra Cinque e Seicento, l’attività Cappella fiorì grazie al magistero di personalità illustri quali il teorico e compositore Giovanni Spataro (maestro di cappella dal 1512 al 1540), Andrea Rota (1583-1596) e Girolamo Giacobbi (1604-1629). Con la riforma operata da Maurizio Cazzati (1657-1670), volta a favorire la pratica della moderna musica concertata, ebbe inizio il secolo d’oro della Cappella di S. Petronio: essa divenne celebre in tutt’Europa per la magnificenza delle sue esecuzioni, che coinvolgevano fino a centocinquanta elementi fra solisti vocali, coristi e strumentisti, la dottrina dei maestri che si avvicendarono alla sua guida (Giovanni Paolo Colonna nel 1674 e Giacomo Antonio Perti nel 1696), la qualità dei suoi musicisti, fra le fila dei quali suonarono Giovanni Battista Vitali, Domenico Gabrielli, Arcangelo Corelli, Giuseppe Torelli, Giuseppe Jacchini. Il ruolo della Cappella fu determinante non solo nell’ambito della polifonia sacra, ma anche in quello della musica strumentale: sotto le volte della Basilica videro la luce i primi esperimenti di ‘concerto grosso’ e le prime pagine del repertorio per violoncello.
La vicenda contemporanea della Cappella musicale di S. Petronio comincia negli anni ‘80 del ‘900; dopo mezzo secolo di silenzio, essa è stata rifondata con due finalità istituzionali: promuovere il decoro della liturgia attraverso il canto e la musica sacra; riscoprire e valorizzare il patrimonio musicale conservato nel ricchissimo archivio della Basilica.
Con l’intento di perseguire al meglio questo secondo obiettivo, la Cappella si è dotata di un’orchestra con strumenti originali, la prima d’Italia, e ha instaurato una solida collaborazione con i più accreditati interpreti della cosiddetta ‘musica antica’: tale impostazione ha reso possibile la riproposizione storicamente informata di molti capolavori dimenticati, restituiti all’ascolto del pubblico secondo criteri esecutivi e, dunque, con esiti sonori più fedeli possibili a quelli in essere all’epoca della loro composizione. D’altra parte, in S. Petronio si conservano intatti la grande cantoria a ferro di cavallo e i due inestimabili organi di Lorenzo da Prato (1475) e Baldassarre Malamini (1596): sono giunti sino a noi non solo le fonti musicali ma anche lo spazio esecutivo originale e gli strumenti storici.
La Cappella ha tenuto concerti in tutt’Europa e vanta un’ampia discografia; l’ultimo CD, dedicato alla Messa a tre cori di Giacomo Antonio Perti, è stato pubblicato da Dynamic nel 2012 e ha ottenuto il riconoscimento dei ‘5 diapason’ dalla più autorevole rivista musicale francese.
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