E’ nel 1999, all’età di 19 anni e a carriera ormai lanciata, che David Garrett stabilisce – con coraggio e determinazione – di riorientare le proprie energie, decidendo di lasciare il suo “predeterminato percorso” di violinista classico, e con questo l’Europa, per trasferirsi a New York, sull’altra sponda dell’Atlantico. Non certo per prendersi un periodo sabbatico quanto, piuttosto, per rifondare il proprio profilo musicale su una base teoretica e perfezionare la tecnica. Non a caso, si iscrive alla prestigiosa Juilliard School, per seguirne i corsi di Musicologia e Composizione. Gli studi con Itzhak Perlmann contribuiscono a “guarnire” le sue performance di nuove, originali sfaccettature. E il particolare entusiasmo con cui Garrett abbraccia lo studio della composizione lo portano a vincere nel 2003 la famosa Composition Competition presso la Juilliard School, con una fuga scritta nello stile del grande Bach e lasciando trasparire la sue incredibili doti di arrangiatore. Una cosa è certa: con il completamento degli studi, il giovane violinista ha impegnato se stesso verso un obiettivo chiaro e definito: avvicinare i giovani come lui ai “classici”, scaldando il loro entusiasmo per la cosiddetta “musica colta”. Come? In un modo (solo) apparentemente semplice quanto (solo) apparentemente scontato: combinare gli elementi classici con quelli della musica pop e rock e del rhythm’n’blues.
A tal proposito, Garrett stesso è chiarissimo: “Riguardo i miei arrangiamenti dei pezzi crossover, punto a ottenere un livello di esecuzione pari almeno a quello atteso per le opere classiche”, chiosando: “Non puoi che essere un violinista di livello superiore per poter produrre un buon album crossover. Nella mia visione delle cose, i Paganini, i Liszt e gli Chopin dell’Ottocento sono state le prime rock star mondiali. Del resto, Bach riarrangiava Vivaldi e Mozart arrangiava le marce turche. Per non parlare di Beethoven il quale, per conquistare la gente, portava i mezzi musicali a sua disposizione al limite massimo. Questo per dire che i grandi compositori di ogni epoca hanno sempre incorporato, adattato e sviluppato elementi popolari ai loro giorni; e in questo non c’è affatto nulla di riprovevole, anzi”. Si può dunque affermare che questo magico mix di perfezionismo, apertura, preveggenza e capacità di attraversare e superare i confini musicali e culturali può spiegare il successo straordinario che Garrett ha riscosso e riscuote fin dall’uscita dell’album Virtuoso. Con questa registrazione, l’artista presenta al pubblico la sua visione di come differenti stili musicali possano essere fusi creativamente, mantenendo al contempo livelli artistici sempre elevati e senza compromettere gli standard musicali. Garrett ha quindi conquistato un ECHO Classic nel 2008 per la categoria “Classic without Borders”. Nel novembre 2009 il suo violino virtuoso torna al classico con l’album Classic Romance, che gli vale l’anno successivo l’ECHO Classic per la categoria “Bestseller of the Year”, e il raddoppio nel 2011 grazie all’album Rock Symphonies.
Con laVerdi ha eseguito il Concerto per violino e orchestra n.1 di Max Bruch nel maggio 2012, all’Auditorium di Milano, sempre sotto la guida di John Axelrod.
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