Nato a Varese il 18 novembre 1944. Dopo il conseguimento della maturità classica si iscrive a Giurisprudenza e contemporaneamente inizia a frequentare la Scuola del Piccolo Teatro di Milano, dove matura la propria formazione di attore. Ben presto la vocazione artistica prende il sopravvento e, mentre abbandona gli studi di giurisprudenza, comincia a prendere parte a spettacoli teatrali, dimostrando subito il suo eclettismo e capacità di interpretare ruoli e generi diversi.
Ottiene una parte in Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni per la regia di Giorgio Strehler, che verrà portato in tutta Europa e in Italia. A 23 anni all'Olimpico di Vicenza è Oreste nelle Mosche di Sartre accanto a Valeria Moriconi e vince la Noce d'Oro come miglior attor giovane dell'anno. Nell'estate del 70, a soli 25 anni, affronta L'Ippolito di Euripide al Teatro Greco di Siracusa.
Da questo momento non si contano le apparizioni televisive in sceneggiati e fiction di successo (da Le sorelle Materassi, di Palazzeschi, per la regia di Ferrero, nel 1972, a Incantesimo, fino al 2006, al fianco di Paola Pitagora) e i lavori cinematografici (con registi del calibro di R.Guerrieri, M.M. Tarantini, M.Laurenti, S. Corbucci e Carlo Vanzina).
Ma Giuseppe Pambieri è soprattutto uomo di teatro. Interpreta Goldoni e Shakespeare, Pirandello e Molière; porta in scena le opere classiche di Sofocle, Euripide, Plauto e Seneca, così come i testi brillanti moderni di Neil Simon, Francis Weber e Woody Allen.
La sua carriera è prestigiosa e gli è valsa numerosi riconoscimenti: nel 2003 il premio Walter Chiari, nel 2005 il Premio Gassman, nel 2008 il Telegrolla, nel 2010, il Flaiano per il Teatro.
Il sodalizio, intellettuale e familiare, con Lia Tanzi, sua moglie, iniziato nel 1977, non conosce crisi, anzi dagli anni ’90 si è arricchito del contributo della figlia Micol, anch’ella oggi affermata attrice.
Pambieri e la moglie sono stati due dei ventotto attrici ed attori che, venerdì 29 aprile 2011, a Roma, alla vigilia della beatificazione di Giovanni Paolo II, hanno prestato la loro voce all’iniziativa Passione e morte di Karol, adattamento del testo di Marco Politi, Papa Wojtyla, l'addio, a cura del regista Riccardo Leonelli; l’appuntamento, unico nel suo genere, ha rappresentato l'omaggio a Giovanni Paolo II da parte del mondo del teatro e dell’arte, che in un certo senso riconosce in Lui un “collega e patrono”.
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