giovedì 17 giugno 2010
Roberto Durkovic & i Fantasisti del Metrò
"Sono rimasto affascinato dalla musica balcanica fin da quando, da ragazzo, accompagnavo mio padre nei locali praghesi e di Bratislava. Ora ho realizzato il sogno di suonare le sue canzoni accompagnato da musicisti tzigani che con talento istintivo e virtuosismi, creano un'atrmosfera gioiosa e danzante".
Roberto Durkovic è nato a Pavia, ma con sangue praghese. Alla luce di ciò, e degli eventi futuri, si può ben dire che il suo originale progetto artistico l'avesse già impresso nel dna al momento della nascita.
Roberto studia musica classica al Civico Istituto Vittadini di Pavia. Ben presto è affascinato dalla musica leggera, e inizia una dura gavetta nei locali della Lombardia, in particolare di quel circuito milanese che fa capo ai Navigli.
Le sue radici mitteleuropee, lo inducono a interessarsi alle sonorità dell'Est, ed a quel repertorio tzigano che diventerà in seguito la sua principale peculiarità.
Dopo i primi incerti approcci alla discografia, arriva finalmente nel 1989 l'occasione giusta per il primo disco "Come un treno locale", pubblicato dalla SAAR, che contiene già i germi di una lirica introspettiva sostenuta da melodie di grande intensità e in particolare il brano "Piccola Irene", prontamente segnalato al premio della Critica di "Sanremo Nuovi Talenti".
Da una parte il cantautorato italiano, dall'altra la musica tzigana. Uno con la poesia, gli ideali, e la classe dei suoi grandi maestri. L'altra, romantica, virtuosa, sfrenata, sempre solcata da una piccola vena di malinconia. Questo è Roberto Durkovic, e la sua storia musicale - legata da anni ad un nome quanto mai evocativo, I "fantasisti del metrò" - testimonia la ricchezza del progetto.
Metropolitana di Milano, una mattina grigia come tante. La storia da parte lì, nei vagoni fatti di sentimenti anonimi, sguardi abitudinari, di povertà, e di incontri fortuiti che possono cambiarti la vita in un attimo. Roberto, studi di musica classica, una passione per la musica etnica e il cantautorato, ed in più tre album e una lunga gavetta nei locali dei navigli milanesi, una mattina qualsiasi li incontra. Loro sono un clarinettista, un fisarmonicista, un chitarrista rumeni. Roberto li insegue tutto il giorno, li conosce, ascolta le loro storie di orgoglio e povertà.
Parte da lì un progetto sognatore ed ambizioso quanto basta. Dall'uscita di Indaco e sabbia (2003, Storie di note) la critica si accorge di lui, e lo segnala quale autore tra i più meritevoli, con un interessante progetto musicale sound etnico legato alle sonorità slave tzigane fino alla coralità balcanica. Questa singolare ricerca musicale si fonde così in modo mirabile con la tradizione cantautorale italiana.
Il 1 aprile 2004 Durkovic e i suoi fantasisti si esibiscono in Piazza S. Pietro, alla presenza di Papa Giovanni Paolo II, nell'ambito dell'incontro con i giovani voluto per il terzo anno dal Vicariato di Roma. La manifestazione viene trasmessa in diretta da RaiUno: un appuntamento di grande prestigio e di elevati contenuti, che vede Durkovic al fianco di alcuni fra i grandi nomi della canzone, da Ron, ad Alice, Fausto Leali, e altri. Per l'occasione viene presentato un brano inedito, Il Mago dei Colori: inno alla fratellanza e la tolleranza tra i popoli e le religioni.
L'avventura musicale con i Fantasisti del Metrò prosegue qualche anno più tardi, a dicembre del 2005, con l'uscita di "Semplicemente vita", abum ricco ed intenso, presentato in anteprima al MEI, Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza.
Nel 2007, infine, con lo spettacolo in musica, video ed immagini "La bella strada", Roberto e i fantasisti decidono finalmente di raccontare la storia vera del loro incontro. Ne La Bella Strada i protagonisti/attori si raccontano anche attraverso contributi video (prodotti appositamente dallo studio STALKER VIDEO).
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