"Jack Hardy ha scritto alcune tra le più belle canzoni che abbia mai sentito". [Suzanne Vega]
Ha dedicato la sua lunga carriera all'arte e all'artigianato nel cesellare canzoni. Alla larga dal mondo del pop della fama e della fortuna, ha saputo creare un universo alternativo di laboratori di scrittura creativa, etichette discografiche indipendenti, riviste con dischi, il tutto mettendo al primo posto la canzone come forma d'arte. A partire dal 1970, ha prodotto sedici album, senza contare le compilation, i tributi e il lavoro in duo, per la propria etichetta Great Divide. Otto suoi scritti sono stati messi in scena. Ha fondato e pubblicato The Fast Folk Musical Magazine, con 105 registrazioni antologiche di artisti (allora) sconosciuti nei quindici anni in cui è uscita, ora depositata alla Smithsonian. Ha aiutato a formare e rendere noto il revival acustico e folk degli anni Ottanta e Novanta. Ha dato il via e ancora ospita il più longevo laboratorio settimanale di scrittura di canzoni, giunto al trentaquattresimo anno, nella sua casa al Greenwich Village.
Nel 1997 ha ricevuto il Kate Wolf Memorial Award, in quanto "artista che riesce a emergere grazie alla propria musica" dalla World Folk Music Association.
Le canzoni di Jack Hardy spaziano dalla celtica al western/country, dalle ballate d'amore all'impegno sociale, dal politico al mistico. Allorché predilige la tradizione bardica (uno dei suoi soggetti preferiti) gli piace sottolineare come gli antichi bardi dovessero essere in grado di dominare tre poteri: fascino, invocazione e maledizione. Hardy ha sicuramente familiarizzato con queste energie e, ancor più, ha tenuto alta una forma di letteratura che si trova certo meglio nei pub che nelle aule scolastiche.
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